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Investire nella ricerca? Sì, ma con metodo

Il percorso svolto dal Consorzio Pisa Ricerche nel mondo della piccola impresa: dagli incontri con chi gestisce la contabilità al monitoraggio delle aziende stesse. Ma è dall’analisi dei cicli produttivi che si possono sviluppare gli interventi e le innovazioni per garantire maggiore competitività e incremento dell’azienda.

 

Si spende poco per l’innovazione e, ancora peggio, sono scarse le realtà che investono nella ricerca tecnologica, anche perché spesso ci si trova ad affrontare una precaria conoscenza di come partire e investire, nonché una rete sfilacciata di servizi e di collegamenti che mettono in condizione chi vorrebbe sapere, informarsi ed agire, di non poterlo realmente fare. Uno dei metodi pensati e messi in atto dagli organismi istituzionali è quello che riguarda l’intervento accademico e universitario nazionale e regionale, che favorisce gli investimenti e l’iniziativa privata attraverso agevolazioni di varia natura, ma soprattutto attraverso una rete di collegamento tra enti competenti e servizi alle imprese, che conducono per mano gli imprenditori verso la sperimentazione. 

 

Ecomy ha parlato con il Consorzio Pisa Ricerche del tema della consulenza diretta nell’innovazione tecnologica, suddividendola in tre fasi, relative alla consapevolezza tecnologica delle imprese.

Il primo passaggio è quello sicuramente più difficile e delicato, perché rappresenta il tentativo di introdurre imprenditori che non hanno mai avuto a che fare con l’innovazione, in un nuovo mondo, spesso considerato spigoloso e lontano. 

Le piccole imprese il più delle volte mancano di conoscenze primarie che riguardano l’aspetto contabile, il ciclo produttivo, i macchinari e i software di programma. Uno dei primi passi che il Consorzio Pisa Ricerche attua nei confronti di questi imprenditori, in chiave anche di innovazione tecnologica, è il confronto con chi gestisce l’impresa da un punto di vista contabile. 

Nell’ambito di una strategia di innovazione, infatti, diventa determinante capire e far capire al commercialista di base dell’impresa i risultati possibili di una politica che investe nella tecnologia. Si procede perciò a incontri periodici con gli ordini dei commercialisti, durante i quali le persone di fiducia delle imprese preparano le tesi di bilancio, i rapporti economici e di rendicontazione per ogni azienda. In questo modo si da inizio alla identificazione dell’azienda, con relativo dossier e analisi economica. 

Quindi, si passa alla fase di monitoraggio, consistente in una vera e propria visita alle imprese. La visita viene condotta da un esperto contabile e da un esperto di tecnologia. 

Quest’ultimo, nella prima fase è un esperto non universitario, ma privato. Infatti, il Consorzio individua le imprese high tech del territorio di riferimento dove si sta agendo, quindi le mette in contatto con le piccole imprese. Si procede, pertanto a una sinergia tra privati, molto più produttiva in questa prima fase. Le accademie e le università intervengono solo per quelle medie o grandi imprese che hanno una maggiore consapevolezza delle risorse tecnologiche. 

Durante la fase di monitoraggio, vengono analizzati i punti di forza e di debolezza. Nella maggior parte dei casi, le piccole imprese hanno bisogno di incrementare la formazione del personale e degli stessi datori di lavoro. Spesso le competenze sono relativamente improvvisate e questo naturalmente comporta perdite in termini di tempo e di danaro.  

Vengono poi valutati gli strumenti tecnologici, con cui si porta avanti l’azienda, e cioè i computer, i software di gestione, l’approccio a Internet e al suo uso, che talvolta si riduce a un sito aziendale inconcludente o poco sfruttato, e infine la conoscenza del concetto di new economy.

Un terzo punto è l’analisi del ciclo di produzione, perché ritenuto il fattore centrale per capire quale può essere la prima modifica e il primo vero passaggio all’introduzione tecnologica. Il ciclo di produzione, cioè, dà l’idea di dove intervenire e cosa poter innovare o sviluppare per garantire maggiore competitività e incremento dell’azienda. Macchinari, tecniche, metodi, nuove e specifiche strumentazioni già esistenti nell’ambito nazionale o internazionale che permettono un risparmio dei costi e una più efficace produttività. 

Una volta identificata l’impresa nei suoi aspetti economici e strumentali, una volta introdotta la formazione e una gestione aziendale più rapida ma efficace, dopo aver individuato il primo elemento su cui intervenire ed eventualmente modificarlo, si procede alla fase progettuale. Si individuano, cioè, gli strumenti finanziari nazionali e regionali di innovazione tecnologica, si stende il progetto e attraverso i partner che al Consorzio sono collegati, si individuano le migliori forme di presentazione dell’idea. 

Se i progetti vengono approvati, e questo in media accade per il 60%, la consulenza per le piccole imprese non finisce ma continua su due strade, quella gestionale economica per i fondi ottenuti e quella tecnologica per le ricerche da realizzare.

 Un monitoraggio a medio percorso che conduce l’impresa ai risultati finali. A questo punto, gli esiti ottenuti non sono fini a se stessi. Vengono, piuttosto, inseriti in una lavoro di valorizzazione, attraverso il collegamento con altri centri di trasferimento tecnologico e, se le risposte che giungono dalle analisi degli altri punti tecnologici sono positive, si procede individuando nuove formule di finanziamento e passando così alla seconda fase, quella che riguarda i contatti transnazionali e il partenariato.

  Un punto da non sottovalutare: le risorse umane

 Durante la fase di monitoraggio, uno dei passaggi importanti per migliorare l’azienda e garantirle una politica innovativa è la formazione del personale, che tende a formare e creare anche quella figura, appartenente all’azienda stessa, che sappia in un futuro prossimo gestire e guidare in modo autonomo l’azienda, nel campo dell’innovazione tecnologica. Una figura competente e attenta ai cambiamenti, sempre in contatto con la rete strutturata già esistente, che sappia operare per una sorta di automonitoraggio dell’impresa. 

Tale figura è in ogni caso sempre difficile da individuare e formare, poiché non esiste già all’interno dell’azienda qualcuno con delle competenze specifiche. Spesso le imprese assumono dall’esterno, se sicure della necessità di avere un servizio simile nel proprio organico, oppure si affidano alla consulenza esterna periodica di figure accademiche, ma non solo. 

Al fine di favorire l’assunzione di personale di specificità tecnologica, la Comunità Europea sta proponendo provvedimenti fiscali per diminuire i costi alle imprese. A livello nazionale le proposte più plausibili e vicine alla effettiva realizzazione sono quelle riguardanti le sovvenzioni dirette, i crediti di imposta sui profitti e sui costi di personale. Quest’ultima formula sembrerebbe quella più adatta per le nuove imprese ad alto contenuto tecnologico. 

Ancora più diretto e specifico l’intervento proposto dalla Comunità Europea a livello regionale, dove è necessaria istituire una rete orizzontale tra le medie e grandi imprese, le università, i vivai di imprese e quelle imprese piccole, per lo più ritardatarie o tuttavia concernenti ambiti tradizionali. 

Le reti costituitesi dovrebbero dare la possibilità alle piccole imprese di poter usufruire di personale specializzato e, a quel punto, basterebbe assumere un solo laureato tecnico per determinare, all’interno dell’azienda, una maggiore diffusione, delle nuove pratiche e delle innovazioni necessarie ad una crescita sostanziale. Naturalmente, queste reti dovrebbero stare attente a fare uso di quelle agevolazioni nazionali per l’assunzione, che spesso riguardano proprio quelle risorse umane, uscenti dalle università o in dirittura di arrivo.

Salvatore Medici

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