\ Il Mensile di Informazione \ Dicembre 2002 \DOSSIER FIAT

 

IL LINGOTTO NON BRILLA PIU'!

di Elia Rinaldi

La crisi che sta attraversando la casa automobilistica torinese sembra senza via d'uscita. Tra il primo e il secondo piano presentato nel giro di qualche settimana dai vertici Fiat al Governo, il futuro occupazionale di migliaia di lavoratori è sempre più a rischio. Ecomy ha pertanto voluto ricostruire pezzo dopo pezzo gli ultimi avvenimenti che hanno caratterizzato questa crisi. Cercando di non dimenticare nessuno, soprattutto le piccole e medie imprese legate al gruppo torinese.

LA CRISI DEI NUMERI

Se è vero che << la storia della Fiat - come affermano i suoi fondatori - si identifica anche in larga misura con la storia dell'economia italiana >> è giusto credere che la crisi del gruppo torinese è anche la crisi del Sistema Italia. Infatti, gli "esuberi"previsti nel piano presentato dall'azienda torinese al governo e ai sindacati, è solo una parte dei posti di lavoro messi a rischio nell'intero indotto metalmeccanico, composto anche da piccole e medie imprese. Potrebbero essere infatti circa 20 mila, tra imprese fornitrici e sub fornitrici, a chiudere i battenti già dalle prossime settimane. Il fatturato e gli ordinativi delle pmi, che gravitano nell'orbita del gruppo torinese, sono infatti in forte flessione da diversi mesi. Secondo un'indagine di Cna tra le piccole aziende piemontesi dei settori metalmeccanico, plastica e gomma, il 34% sarà costretto a chiudere a causa della recesione Fiat. In Campania, secondo una stima dei sindacati, i posti di lavoro messi a rischio si aggirerebbero intorno ai 20 mila. Pertanto, << governo, parlamento, regioni ed enti locali - secondo quanto ha affermato il presidente della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (Cna) Ivan Malavasi, in un'intervista rilasciata il 19 ottobre al quotidiano Italia Oggi - devono essere consapevoli che il problema Fiat è la punta di un iceberg di un'emergenza economica e sociale di grandissime dimensioni >>. 

LE BANCHE NON MOLLANO

Intanto per le banche coinvolte nel piano di salvataggio del Gruppo Fiat, Capitalia, IntesaBci, UniCredit e Sanpaolo - Imi, è impensabile la proposta del Governatore Fazio e del Commissario Ue alla Concorrenza, Mario Monti, di un intervento dello Stato italiano nel capitale Fiat: << Noi banche non possiamo essere chiamate a sostenere il costo degli 8.100 esuberi Fiat. Il nostro sforzo lo abbiamo già fatto a maggio con il finanziamento da tre miliardi di euro che sarà convertito in azioni di Fiat Spa solo alla fine di un processo che prevede il progressivo abbattimento dell'indebitamento finanziario mediante dismissioni di asset patrimoniali >>. Il "no" delle banche "al piano - scorciatoia" ha messo fine, almeno per ora, all'ipotesi di un intervento dello Stato come azionista diretto della Fiat. 


PALAZZO CHIGI PENSACI TU

La posizione unitaria delle quattro banche, dunque, ha nuovamente affidato a Palazzo Chigi il compito di trovare una soluzione in grado di conciliare esigenze sociali e di mercato, tenendo presente che da una parte resta preclusa la strada di interventi pubblici e, dall'altra, General motors, dopo aver svalutato la propria partecipazione in Fiat Auto, ha bocciato qualsiasi cambiamento nel controllo di Fiat Spa. Per il vice ministro dell' Economia, Mario Baldassarri, << bisogna separare quelle che sono le conseguenze di progetti, di programmi e di ristrutturazione che determinano effetti sui lavoratori o su singoli stabilimenti >>. Insomma, lo Stato non entrerà nel capitale della Fiat. Certamente "aiuterà la Fiat" come assicura il ministro per le attività produttive, Antonio Marzano, ma senza interventi diretti. Intanto il ministro del Welfare Roberto Maroni dichiara di essere disponibile a un tavolo a quattro, aperto anche al mondo imprenditoriale prima di giungere alla scadenza stabilita dal presidente del consiglio per indicare una via d'uscita dalla crisi Fiat. Preoccupato per la mancanza di un piano industriale Maroni dichiara che non è possibile bloccare le procedure avviate dal gruppo torinese per lo << stato di crisi >> di Fiat Auto e delle società coinvolte. Mentre << se partissi dal presupposto che Termini Imerese chiude - ha spiegato il ministro del welfare a margine di un'audizione alla Camera - non potrei concedere la Cassa integrazione straordinaria che si applica a situazioni di crisi e non di chiusura>>. 

PILLOLE NEWS

GLI OPERAI DI TERMINI IMERESE ANNUNCIANO AZIONI A SORPRESA

16/11/2002 - Dopo i blocchi ferroviari e autostradali dei giorni scorsi, gli operai di Termini Imerese hanno annunciato per i prossimi giorni azioni clamorose: << Non ci fermeremo. - dicono - Se perdiamo il lavoro per noi è finita. Fino ad oggi abbiamo annunciato le nostre azioni di proteste, ma se il silenzio continua, agiremo di sorpresa >>. E da Skopje, dove si trova per partecipare al vertice dell'Iniziativa centro europea, il premier Silvio Berlusconi annuncia: << Lo stabilimento in Sicilia non deve chiudere, stiamo lavorando per arrivare a un risultato positivo>>. Intanto le soluzioni previste finora dal governo per salvare lo stabilimento di Termini Iemerese riguarderebbero la sospensione per due mesi del piano dell'azienda e la ricerca di soluzioni alternative che comprendano anche la trattativa con la General Motors, oppure la ripartizione tra tutti gli stabilimenti Fiat dei tagli o, in alternativa, in cambio della mobilità lunga per i lavoratori siciliani.

PAOLO FRESCO ASSICURA AI DIPENDENTI CHE << IL GRUPPO E' SOLIDO>> 

Il presidente di Fiat Auto, Paolo Fresco, in una lettera del 13 novembre scorso assicura a tutti i dipendenti italiani della casa automobilistica che << il Gruppo Fiat e' solido e ha spalle robuste >>. Anche se confessa Fresco << negli ultimi anni abbiamo accumulato un debito elevato perché abbiamo fatto importanti investimenti nella crescita. Elevato non vuol dire eccessivo. Crediamo - ha aggiunto Fresco - nell'efficacia del nostro piano. Ci credono anche gli azionisti e i nostri partner finanziari. Ora, dobbiamo portarlo avanti perché Fiat Auto riprenda quanto prima il proprio cammino di sviluppo>>, e assicura che << siamo fermamente impegnati a risolvere i problemi dell'auto >>. << Stiamo intervenendo con una cura energica di risanamento che non ha niente a che vedere con i nostri accordi con General Motors sui possibili assetti societari futuri di Fiat Auto >>. Fresco ha inoltre precisato che nell'attesa che il piano di ristrutturazione e rilancio del settore auto dia maggiore competitività ai prodotti, l'azienda non può fare a meno di adeguare la capacita' produttiva all'andamento delle vendite. << Se non lo facessimo - aggiunge - graverebbero su Fiat Auto oneri tali da mettere a rischio il nostro futuro e dunque il lavoro di tutti >>. 

IL PIANO DEGLI ESUBERI

La decisione assunta da Fiat Auto rientra nel piano illustrato alle organizzazioni sindacali nella riunione del 9 ottobre scorso ed alle istituzioni nazionali e locali. Come è noto, tra le numerose azioni destinate al rilancio e sviluppo della società, il piano prevede anche l'avvio immediato di un programma straordinario di contenimento dei costi di funzionamento e struttura attraverso l'intervento della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per crisi aziendale, che dovrebbe aggirasi in torno ai 70 milioni di euro, per un periodo di dodici mesi a partire dal 2 dicembre 2002. L'intervento riguarderà 5.551 lavoratori (4.941 Fiat Auto, 290 Comau e 320 Magneti Marelli) e ulteriori 2.057 dal 30 giugno 2003 (1.717 Fiat Auto e 340 Comau). Inoltre sono state già avviate le procedure per la collocazione in mobilità di 396 lavoratori di alcune aziende della componentistica e dei servizi del Gruppo Fiat. Anche per altri 62 diendenti di società di servizi e della Capogruppo le procedure per la messa in mobilità sono state già avviate.
<< L'apertura della procedura però - assicurano al Lingotto - non pregiudica il dialogo in corso con le Istituzioni, le Autorità pubbliche e le organizzazioni sindacali circa le modalità di attuazione del piano di riassetto definito da Fiat Auto, al fine di individuare soluzioni condivise di gestione delle eccedenze occupazionali >>. L'azienda pertanto ha confermato la propria disponibilità a concordare con le organizzazioni sindacali la collocazione in mobilità di lavoratori individuati fra coloro che, nel corso del periodo, possono maturare i requisiti per accedere al trattamento pensionistico.

SINDACATI E LAVORATORI PRONTI A ....

Intanto, il segretario generale della Fiom Cgil, Tiziano Rinaldini, in un clima generale di mobilitazione e scioperi, ha già anticipato che se la Fiat non cambierà il piano presentato nei giorni scorsi, la lotta sarà inevitabile: << Ci stiamo avvicinando al 2 dicembre (data di inizio delle sospensioni dal lavoro) e senza fatti nuovi saranno inevitabili tensioni sociali sempre più consistenti >>. Come quelle di giovedì 7 novembre, in occasione della presentazione del nuovo piano del gruppo torinese a Palazzo Chigi tra il governo, i vertici della Fiat e quelli di Cgil, Cisl e Uil e di Fiom, Fim e Uilm e degli altri sindacati di categoria dei metalmeccanici. Centinaia di lavoratori dell'Alfa Romeo di Arese hanno manifestato davanti alla sede della Regione Lombardia e poi occupato i binari della stazione. 

LA FIAT CI RIPROVA

Nel corso dell'incontro a Palazzo Chigi non sono valse a nulla le rassicurazioni ai sindacati dell'amministratore delegato della Fiat, Giancarlo Boschetti, sull'aumento degli investimenti della Fiat Auto da 2,5 a 2,6 milioni di euro l'anno tra il 2003 e il 2005. Qualche ora dopo del vertice a Palazzo Chigi, il direttore generale di Fiat Spa, Alessandro Barberis, nel corso dell'incontro con gli Enti locali, ha definito il piano industriale dell'azienda un piano completo, che permette di riequilibrare i conti dell' azienda. << Abbiamo presentato - ha detto Barberis - il piano industriale; credo che abbiamo fornito tutti gli elementi che potevamo fornire, spiegando qual e' l' articolazione del nostro piano. Riteniamo di avere dato un contributo importante alle richieste del Governo. Il piano - ha aggiunto Barberis - consente all' azienda di riequilibrare i suoi conti, coniuga lo sviluppo e le ristrutturazioni nello stesso tempo; investe non solo sui prodotti, ma anche sulle reti. E' un piano completo, non solo un piano di riduzione degli organici >>.In merito alla richiesta dei sindacati di ritirare le lettere di cassa integrazione, Barberis ha poi dichiarato: << La strada e' quella che abbiamo tracciato >>. 

ANCHE I SINDACATI CI RIPROVANO 

I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil nei loro interventi hanno parlato di situazione che non da' garanzie per i lavoratori. << Confermata una situazione di assoluta gravita' - avrebbe detto Epifani in mattinata al tavolo delle trattative - che e' una perdita costante di quote di mercato>>. 
Solo il 50% degli 8.100 lavoratori di Fiat che andranno in cassa integrazione avrebbero la certezza di rientrare in azienda. Lo avrebbe detto Giovanni Contento - l'amministratore delegato di Fiat Auto Giancarlo Boschetti illustrando il piano industriale dell'azienda a Palazzo Chigi. Per il segretario della Cisl << il piano non convince perche' non da' idea di come si esce dalle difficolta'>>. Inoltre sulla possibilità che la Fiat per il prossimo anno raggiunga una produzione mondiale di 1 milione e 900 mila vetture, il segretario nazionale della Uilm, Contento si e' detto scettico e ha ricordato che << sui piazzali Fiat giacciono ancora 100 mila vetture >>. Il segretario generale della Fim, Caprioli, ha affermato che si tratta di un piano che assesta << in basso il settore dell' auto >> e costituisce << una premessa per il ritiro dal settore >>. Tutti i sindacati hanno ribadito la necessita' di investire e di mettere nuove risorse nell' azienda. Per il ministro del welfare la Fiat non ha fornito nessuna assicurazione circa il riassorbimento del 50% degli esuberi: << L'impegno confermato da Fiat - ha aggiunto - e' di riprendere l'attivita' in tutti gli stabilimenti, anche a Termini Imerese. E' ovvio che molto dipende dalle condizioni del mercato, ma nessuno oggi puo' dire chi rientrera' e quanti rientreranno.Ci auguriamo che il successo del piano industriale consenta di riassorbire gli esuberi e fare nuove assunzioni>>. 

PER PALAZZO CHIGI COSI' NON VA

E della crisi Fiat il ministro del welfare è tornato a parlare, dopo la presentazione del nuovo piano Fiat, a margine del convegno organizzato nei giorni scorsi dalla Lega Nord a Vicenza: << La Fiat, come si è capito anche a Palazzo Chigi, non è solo in Italia, ma ha sedi importanti di produzione all'estero, e anche questo mi sembra un elemento che finora non è stato molto considerato>>, ha detto il ministro, senza voler suggerire la chiusura delle sedi estere. << Io non dico questo - ha aggiunto - perché i conti li fa la Fiat. Però certo io faccio sempre appello alla responsabilità sociale della Fiat, al ruolo sociale che essa ha svolto e svolge soprattutto in certe aree del Mezzogiorno. Mi pare che questo è un aspetto che deve essere considerato e che finora la Fiat non ha neppure posto sul tappeto>>. Maroni ha anche fatto capire che solo per la metà degli ottomila lavoratori destinati alla cassa integrazione, ci sono garanzie. E ha difeso l'impegno dell'esecutivo in questa vicenda. << Il governo ha già svolto un ruolo importante nella vicenda fin dall'inizio, da quando la Fiat si è resa conto della situazione e ha cambiato i vertici >>.
Rispondendo così anche al leader della Cgil Epifani, che aveva sollecitato il governo a intervenire e a svolgere un ruolo attivo per la risoluzione della crisi. << Se Epifani intende questo - ha proseguito - io rispondo che, come lui peraltro ha potuto notare, il governo sta svolgendo un ruolo in una situazione difficile e complicata, dove non esistono soluzioni semplici. Se lui intende invece che il governo deve partecipare al capitale azionario della Fiat Auto Spa, vi dico che questo non succederà >>.

PER IL GOVERNO LA FIAT PENSA AI LICENZIAMENTI COLLETTIVI. 

Il ministro del Welfare ha quindi ribadito che il governo dovrà invece valutare la nuova posizione assunta dalla Fiat. << E' stata una sorpresa rispetto a quello che era uscito negli incontri dei giorni precedenti, nel corso dei quali questa determinazione di Fiat non era stata espressa, c'era anzi l'auspicio da parte del gruppo alla riassunzione del cento per cento di coloro che venivano messi in cassa integrazione. Del resto questa è la premessa per la concessione della Cig. Altrimenti non c'è cassa integrazione, ma riduzione del personale per licenziamenti collettivi>>.


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