\ Il Mensile di Informazione \ Dicembre 2002 \La crisi FIAT

 


Indagine dell'Associazione Piccoli Imprenditori italiani tra le imprese dell'indotto auto

L'indagine tra le imprese dell'indotto auto presentata a giugno di questa'anno dall'Api di Torino, ha con largo anticipo annunciato una crisi che per molti è ancora dell'ultima ora. Dall'indagine inoltre emerge con chiarezza che la crisi Fiat durerà ancora per molto, fino a quando cioè il piano industriale di Fiat Auto non sarà attuato e le vendite non riprenderanno. 


Questa indagine non intende né drammatizzare la situazione né sottovalutarla, vuole unicamente rappresentare la condizione reale nella quale si trovano le aziende dell'indotto a noi associate.

Nel contempo mira a tenere viva l'attenzione sul problema, perché abbiamo il timore che, dopo il momento di grande attenzione da parte del mondo politico-economico e dell'informazione, vi possa essere un calo di tensione sull'argomento. E questo, in particolare, se il caso Fiat dovesse trovare qualche sbocco che non affrontasse le molte questioni irrisolte delle PMI legate al grande costruttore.

Dal momento che è scoppiato il caso Fiat molti hanno fornito numeri e stime; noi abbiamo voluto verificare direttamente sul campo la realtà dal nostro osservatorio privilegiato grazie al contatto diretto con il mondo dell'impresa.

L'API Torino 


Costituitasi nel 1949, l'API Torino conta oggi oltre 3.200 aziende associate e una forza lavoro complessiva di circa 65.000 addetti. 

L'Associazione ha lo scopo di tutelare le Piccole e Medie Imprese nei campi sindacale, economico, tecnologico e ambientale, assumendone la rappresentanza unitaria nei confronti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, delle autorità amministrative a ogni livello, di enti e di associazioni in Italia e all'estero. 

Dall'analisi dei dati deriva una seria preoccupazione per la dipendenza ancora rilevante di molte PMI dalla Fiat, nonostante questa sia inferiore rispetto ad alcuni anni fa.

La questione che più ci preoccupa è che la crisi perdurerà a lungo, con tendenza a peggiorare fino a quando il piano industriale di Fiat non sarà attuato, perché non è verosimile pensare a una forte ripresa delle vendite con gli attuali modelli in produzione.

Le proposte di API vanno quindi in due direzioni: da un lato interventi straordinari, dall'altro interventi strutturali sul comparto auto.

Se tali interventi verranno realizzati si uscirà dalla crisi con un minimo impatto, ma soprattutto con possibilità, per il comparto, di un'ulteriorecrescita salvaguardando il patrimonio di uomini, mezzi e cultura del nostro territorio.

Sergio RODDA
Presidente API Torino 

OBIETTIVI DELLA RICERCA

Con la ricerca ci siamo riproposti di raccogliere elementi conoscitivi per poter meglio comprendere le probabili ripercussioni legate alla crisi del settore auto ed apportare proposte ed iniziative idonee al superamento dell'attuale difficile momento.

CAMPIONE DI RIFERIMENTO

Indagine quantitativa

Il questionario è stato inviato via fax all'universo degli associati API Torino (3.200 imprese); è importante però ricordare che nella lettera di accompagnamento è stato fatto specifico invito a rispondere alle aziende che operano "nel settore auto e/o nell'indotto".

Sono stati raccolti ed elaborati 433 questionari pervenuti nella settimana tra il 21 e il 28 maggio.


Indagine telefonica qualitativa

Per ottenere nel modo più rapido e sicuro le informazioni di cui necessitavamo, abbiamo individuato un campione di circa 40 aziende ritenute probabili fornitori diretti o indiretti della Fiat.

ANALISI DEI DATI

Per meglio comprendere il fenomeno e per facilitare la lettura dei dati raccolti, abbiamo ritenuto di elaborarli tenendo conto dei seguenti incroci di categorie omogenee di aziende:

- totalità delle aziende (433 questionari)
- aziende intervistate (29)
- aziende che si sono dichiarate "direttamente" fornitrici (84)
- aziende fornitrici fortemente dipendenti da Fiat (fatturato > 60%) (101)

I RISULTATI DELLA RICERCA

1) LA RICERCA DIMOSTRA LA FORTE RAPPRESENTATIVITÀ DI API TORINO NELLA FILIERA DELL'AUTO DELLA PROVINCIA.

Hanno risposto all'indagine 433 aziende con circa 8.000 lavoratori. L'Osservatorio Provinciale permanente del mercato del lavoro indica l'esistenza nella filiera dell'auto della Provincia di Torino di 1.036 imprese fino a 100 addetti, con 19.685 occupati.

Le imprese associate ad API Torino rappresentano quindi il 40% delle aziende fino a 100 dipendenti dell'indotto della Provincia.

Le aziende, per categoria : 69% metalmeccaniche
10% chimiche
9% servizi
12% altro

Le aziende, per dimensione: 65% fino a 15 addetti
30% da 16 a 50 addetti
5% oltre i 50 addetti


2) IL DATO INTORNO AL QUALE SVILUPPARE L'ANALISI È QUELLO DELLA % DI FATTURATO PER FIAT.

inferiore al 30% ® 40,2 % delle imprese
superiore al 30% ® 31,1 %
superiore al 60% ® 28,8 %

a) l'indice medio di "dipendenza" della componentistica torinese da FIAT che emerge dalla ricerca è del 45%, poco superiore ai valori indicati da ricerche nazionali (43%)

b) la ricerca evidenzia i passi compiuti in questi anni dalla componentistica (e la necessità che siano ulteriormente perseguiti dalle imprese e sostenuti dalle politiche industriali) verso la diversificazione dei clienti/mercati, come emerge anche dalle risposte alla domanda 10 (domanda aperta di proposte/richieste nei confronti dell'Associazione).

c) evidenzia inoltre come sia le politiche industriali di sostegno sia il rafforzamento degli ammortizzatori sociali vadano indirizzati verso le imprese della filiera con % di fatturato per Fiat > 30%. Questa è l'area di crisi da sostenere, che equivale a circa il 60% dell'indotto.

d) il dato è confermato dalle risposte alla domanda sulle previsioni di fatturato 2002: qui è il 64,7% che prevede una forte riduzione, intorno al 15-20%

contro il 15% ® riduzione contenuta (< 5%)

15% ® stabile

5,3% ® in crescita

e) ad ulteriore conferma, la previsione di ricadute occupazionali negative arriva dal 65,8% delle imprese

f) emergono due forti criticità generali:


- il 92,9% delle imprese denuncia problemi finanziari: diminuzione liquidità , ritardo incassi;

- il 31,9% delle imprese dichiara revoche di ordini.


3) LA DIMENSIONE DEI PROBLEMI OCCUPAZIONALI.

Il dato sopra citato sulla previsione di ricadute occupazionali negative si incrocia con :

- uso CIGO già negli scorsi mesi: per il 14,3% delle imprese (attenzione, molte imprese, artigiane e dei servizi, non possono utilizzarla)

- previsione/richiesta di utilizzare prossimamente ammortizzatori sociali: la percentuale cresce al 33,2%, più del doppio

- la richiesta prevalente è per strumenti temporanei:

CIGS per 12 mesi = 54,6%

Contr. Solidarietà = 33%

- la mobilità (licenziamento) è ipotizzata dal 49,5% (erano possibili più risposte)

Le imprese dell'indotto giudicano a rischio il 13% dei posti di lavoro.

E' il dato medio che emerge dalle risposte alla richiesta di indicare le previsioni di impatto sull'occupazione della situazione del settore:

Ø il 45,8% delle imprese prevede ricadute negative sull'occupazione per il 20-25% dei propri organici

Ø il 20% delle imprese per il 10%

Ø il 34,2% non ne prevede

Proiettato sull'intera filiera torinese (stimata in 73.000 addetti dall'Osservatorio della Provincia) il 13% di occupazione a rischio vale circa 9.000 posti di lavoro; inclusi i 2.500 addetti FIAT in esubero = 11.500.

Il dato è coerente con altre stime fornite dalla stessa FIAT e dal Sindacato, che hanno indicato da 10 a 12 mila i posti di lavoro a rischio.


4) GLI INTERVENTI RICHIESTI DALLE IMPRESE

Si concentrano su cinque filoni prevalenti e sostanzialmente di pari rilievo:


a) sgravi fiscali e contributivi per il settore

b) credito, rapporto con le banche e agevolazioni ai finanziamenti

c) diverso rapporto cliente/fornitore e termini di pagamento

d) ammortizzatori sociali in particolare per chi non ne ha disponibilità

e) politiche industriali a sostegno dell'internazionalizzazione e della riconversione.


E' significativo osservare come le indicazioni più frequenti riguardino, oltre alla richiesta di sgravi limitata al periodo di congiuntura negativa e di ammortizzatori sociali, questioni di carattere eminentemente strutturale come una disciplina più seria a tutela della puntualità nei pagamenti da parte dei costruttori (che sottolinea un comportamento radicato tipico soprattutto del Gruppo Fiat) e soprattutto interventi per la promozione internazionale delle PMI e per il sostegno degli investimenti e dell'innovazione, che suggeriscono l'idea di una ormai radicata vocazione ad internazionalizzare l'attività dei componentisti verso costruttori con grandi pretese sul fronte della qualità, ma una corrispondente disponibilità a pagare per ottenerla.


5) LE PROPOSTE DI API TORINO: POLITICHE INDUSTRIALI E INTERVENTI STRAORDINARI PER IL SETTORE.

I dati quantitativi messi in risalto dalla ricerca - "dipendenza" da FIAT AUTO, previsioni di fatturato, ricadute sull'occupazione - e le richieste che provengono dalle imprese in termini di sostegno al settore sollecitano, da un lato, la definizione di una strategia di politica industriale di medio periodo e, dall'altro, l'introduzione di interventi straordinari e temporanei per accompagnare le imprese nell'uscita dalla situazione di emergenza.

A) POLITICHE INDUSTRIALI

Sul versante strutturale, per quanto risulti essenziale comprendere la strategia industriale di FIAT AUTO e G.M., in ordine sia agli assetti azionari sia agli investimenti e all' allocazione a Torino di nuovi modelli e prodotti, la scelta da compiere deve andare prioritariamente in direzione del sostegno e del rafforzamento dell'intero settore della componentistica auto nazionale e, in primo luogo, torinese.

Si tratta di porre in atto politiche industriali che riconoscano e accentuino i risultati già raggiunti in questo decennio in termini di export e di diversificazione dei clienti/mercati dalla componentistica.

Emerge quindi la necessità di interventi per la promozione internazionale delle PMI e per il sostegno degli investimenti e dell'innovazione.

In quest'ambito, il riconoscimento del Distretto Torinese dell'Auto configura un'opportunità per attivare maggiori risorse per l'innovazione, la ricerca e l'internazionalizzazione del settore.

Tali misure di politica industriale devono peraltro tener conto della dimensione di piccola impresa di gran parte dell'indotto e della forte diffusione del lavoro per conto terzi, caratteristiche che in un caso limitano la possibilità di accedere a nuovi mercati esteri e, nell'altro, impediscono di operare per la riconversione.

Si tratta da un lato di selezionare e sostenere le imprese che dispongono di un proprio prodotto, affinché facciano da traino ai soggetti più deboli della filiera, e dall'altro di agire per la costituzione di consorzi di imprese per l'internazionalizzazione.

B) INTERVENTI STRAORDINARI

Nell'immediato vanno comunque definite misure straordinarie che temporaneamente accompagnino le imprese del settore per permettere loro di agganciare la fuoriuscita dalla crisi.

Le due emergenze principali riguardano i problemi finanziari e di liquidità e la gestione delle difficoltà occupazionali.

I. Accesso al credito e liquidità delle imprese

In ordine all'aspetto finanziario indichiamo l'esigenza di politiche non restrittive del credito da parte degli istituti bancari verso l'intero sistema delle PMI del territorio.

Riteniamo che lo Stato debba intervenire in maniera urgente e straordinaria a sostegno della liquidità delle PMI prevedendo di differire i versamenti dell'IVA dei fornitori al momento dell'effettivo pagamento da parte del committente.

L'attuale normativa che ne impone il versamento immediato all'atto della fatturazione provoca infatti, a fronte di pagamenti oltre i 180 giorni, un'esposizione finanziaria drammatica delle PMI.

II. Misure di sostegno all'occupazione

Il ragionamento deve partire dai dati prima ricordati: il 60-65% delle imprese dell'indotto (di fatto le imprese con un fatturato per Fiat >30%) prevede forti riduzioni di fatturato e forti problemi occupazionali.

Nello stesso tempo chiede strumenti di sostegno temporanei all'occupazione (CIGS per 12 mesi, contratti di solidarietà), più ancora che mobilità o licenziamenti.

Molte imprese non hanno però alcun ammortizzatore sociale come strumento di sostegno temporaneo (le artigiane, i servizi) oppure ce l'hanno (la CIGO), ma in questa fase è insufficiente.

E' necessario quindi introdurre strumenti temporanei di sostegno all'occupazione nel settore:

a) estensione durata Cigo da 12 mesi su 24 a 24 su 36

b) estensione Cigo a imprese artigiane e dei servizi con fatturato per Fiat (o per fornitore Fiat) > 30%

c) possibilità distacchi anche durante Cigo

d) rifinanziamento contratti di solidarietà

e) estensione indennità di mobilità ai lavoratori delle imprese industriali fino a 15 addetti, delle imprese artigiane, dei servizi (sotto i 50 addetti), collegata alla effettiva disponibilità al lavoro anche a termine e interinale.

f) reintroduzione sgravi contributivi per assunzioni lavoratori in mobilità da aziende sotto i 15 dipendenti, soppressi nell'ultima Legge Finanziaria

E' da ritenere, in sostanza, che se si renderanno disponibili ammortizzatori sociali più estesi (nel tempo e nella platea di aziende) per accompagnare nei prossimi 12-24 mesi il piano industriale di Fiat, le politiche industriali per l'internazionalizzazione e la riconversione, ecc., l'impatto della crisi potrà essere contenuto, magari a meno della metà o a un terzo degli esuberi "annunciati" (1.000 nelle nostre imprese, 9.000 nell'intero indotto).

Se Parlamento e Governo non faranno questa scelta, al di là di alcune dichiarazioni, peraltro contraddittorie, del Ministro del Lavoro, è prevedibile che molte imprese si trovino costrette a ricorrere a massicci licenziamenti.

ARTICOLI COLLEGATI

Link: Dossier Fiat
Link: La crisi Fiat travolge le PMI

www.ecomy.com

info@ecomy.com