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E' ORA DI PIANTARLA!
La canapa potrebbe finalmente tornare ad essere coltivata per produrre fibre di qualità ad uso tessile. Cesare
Tofani, presidente del Gruppo Fibranova, ha studiato sistemi produttivi sostenibili, rispettosi dell'ambiente e organizzati in modo da coinvolgere iproduttori agricoli nel rilanciare la coltivazione della canapa.
Olio,stoffa, cordami, carta, bottoni, cosmetici e prodotti alimentari hanno qualcosa a che fare
con una delle piante agricole di tradizione millenaria: la canapa. Coltivata in Cina già nel terzo millennio avanti Cristo e poi introdotta in Europa, nonostante le sue importanti proprietà, a partire dagli anni '60, è stata soppiantata da altre fibre naturali e soprattutto sintetiche. Inoltre,il " bando " della canapa ha pesato molto sulla difficile distinzione tra la canapa tessile e quella "stupefacente" inibendone in pratica la coltivazione in molte parti del mondo. Di qui l'adozione di normative restrittive anche in Italia.
In Europa poche migliaia di ettari di canapa sono coltivati con destinazione merceologiche diversificate, in prevalenza per produzione cartaria, come lettiera per animali, per
bioedilizia, per la commercializzazione e trasformazione dei semi oleosi. Negli ultimi tempi però, sulla spinta di una sempre maggior attenzione verso i prodotti naturali, che si sta diffondendo anche nel nostro Paese , Cesare
Tofani, presidente del Gruppo Fibranova, ha studiato sistemi produttivi sostenibili, rispettosi dell'ambiente e organizzati in modo da coinvolgere i produttori agricoli nelle fasi di prima trasformazione.
Presidente, può spiegarci meglio di cosa si tratta?
<<Nel 1998, sull'onda di un rinnovato interesse per le colture non alimentari e per le fibre naturali, le coltivazioni di canapa sono riprese anche in Italia, ma era evidente fin da subito che per raggiungere risultati apprezzabili era necessario rimediare ai problemi legati alla meccanizzazione agricola, creare gli stabilimenti di prima trasformazione in grado di ritirare il prodotto agricolo e di produrre fibra e semilavorati per l'industria. Già da allora, quindi, ci siamo attivati per individuare macchine e sistemi moderni che consentissero di effettuare le operazioni di raccolta del prodotto agricolo, la decorticazione degli steli (stigliatura) e la macerazione.
Inoltre grazie alla ricerca sui brevetti, realizzata con il contributo della Regione Toscana, abbiamo tracciato un quadro sintetico dello stato dell'arte in questo campo e di individuare quelli che, a nostro parere, potevano costituire dei metodi efficienti e/o innovativi per produrre fibra di qualità ad uso tessile. Da una parte abbiamo quindi realizzato delle prove con macchine e sistemi già esistenti ed operanti nella lavorazione del lino e della canapa, dall'altra abbiamo iniziato ad analizzare la fattibilità economica di questi processi. Secondo i primi dati siamo arrivati a definire un'ipotesi di ricerca che parta dai seguenti presupposti: produrre una fibra ad uso tessile (macerata con sistemi industriali controllati per via batterica ed enzimatica) per filature liniere, cotoniere e laniere; sviluppare contemporaneamente la produzione ed il mercato delle fibre "tecniche" e dei
compositi>>.
A quanto pare per un lungo periodo la coltivazione della fibra di canapa è scomparsa in tutti i Paesi industrializzati, perché?
<<Negli anni '60 si è discusso molto se utilizzare fonti rinnovabili dall'agricoltura oppure materie prime derivate dal petrolio. Alla fine di questo vero e proprio scontro, durato qualche anno, gli Stati Uniti hanno promosso in tutto il mondo il proibizionismo della canapa ed hanno finito per screditarne l'uso, facendo prevalere gli interessi delle multinazionali del nylon e della plastica. L'Italia, che tra gli anni '60 e '70 addirittura vantava un consorzio nazionale per la raccolta e il commercio della canapa, si adeguò alla nuova situazione fino a demolire un'attività agro-industriale fino ad allora
fiorente>>.
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IL GRUPPO FIBRANOVA
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Gruppo Fibranova nasce dall'esperienza pluriennale di imprenditori, ricercatori scientifici ed universitari che, attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie, intende creare unità produttive innovative nell'ambito dell'intera filiera. Fibranova quindi si ripropone di agire come capofila di un pool di società, ciascuna dedicata ad un diverso segmento produttivo, con strategie proprie ma affini alle altre, approntando gli studi di fattibilità ed i progetti necessari per concretizzare i risultati della ricerca e costruire finalmente gli impianti di trasformazione. << E' indispensabile per noi definire la sostenibilità economica dell'intero sistema di produzione, - spiega
CesareTofani, presidente del Gruppo Fibranova - in rapporto alla sua collocazione ed in presenza di determinati dati economici, in modo da verificare che gli investimenti necessari siano ammortizzabili in tempi normali, che diano un risultato affidabile e costante nel tempo, ed infine che siano giustamente remunerativi sia per gli agricoltori che per i trasformatori e gli industriali >>. Per questo motivo le valutazioni tecnico-scientifiche sono sempre accompagnate da un'attenta considerazione dei costi di impianto e di gestione, che sono essenziali per una valutazione complessiva corretta e credibile.
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LA MISSIONE
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Sviluppare metodi produttivi e tecnologie sostenibili per dare vita ad imprese e ricostruire l'intera filiera della canapa: dai produttori agricoli fino all'industria di trasformazione.
Gruppo Fibranova rappresenta l'anello di congiunzione tra l'attività agricola di produzione e l'attività industriale di trasformazione di materie prime naturali in prodotti finiti.
L'attività del Gruppo Fibranova è volta ad offrire agli agricoltori una scelta sostenibile e ai produttori industriali una valida alternativa alle materie prime inquinanti derivanti da risorse non rinnovabili. Questo permetterà di realizzare prodotti finiti (quali tessuti, materie plastiche, carta, compositi, isolanti, ecc) interamente ecologici e biodegradabili.
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LA VISIONE DEL GRUPPO FIBRANOVA
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"Fare business insieme alla natura"
Fibranova ha posto una grande attenzione alla scelta delle tecnologie per la trasformazione della materia prima agricola, valutando accuratamente l'impatto ambientale, privilegiando macchine ed attrezzature che non producano emissioni dannose per l'ambiente e prevedendo l'uso di residui della lavorazione per ulteriori produzioni o per l'utilizzo come ammendanti agricoli.
<< Noi crediamo che la salute dell'uomo e dell'ambiente - spiegano - passi anche attraverso l'uso della fibra di canapa, creando un nuovo rapporto tra industria ed agricoltura per una crescita sostenibile >>.
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Oggi, però, fortunatamente sembra che le cose stiano cambiando. Non le pare?
<<A parte il settore tradizionalmente più interessato alla fibra di canapa: quello tessile; altri si stanno consolidando, come quello dei compositi, in altre parole quei materiali che utilizzano le fibre come supporto meccanico tenute insieme da collanti o resine di vario tipo.
Negli ultimi anni però molte aziende per amore, per curiosità o per il semplice fatto che il proibizionismo crea un valore aggiunto, stanno provando ad utilizzare la canapa, che essendo un materiale biodegradabile, permette di rispettare anche le direttive sull'uso di materie prime riciclabili. Molte case automobilistiche infatti hanno cominciato a realizzare diverse
conponenti, come i pannelli interni delle vetture, con fibre naturali:
Kenaf, canapa, lino>>.
Resta, dunque, ancora qualche ostacolo da superare.
<<Il problema vero è che manca del tutto la trasformazione del prodotto agricolo in semilavorato ad uso industriale. Per ricreare un sistema produttivo agro-industriale delle fibre naturali occorre che le industrie e gli agricoltori lavorino in sinergia. Ma troppo spesso l'industria non riesce a rapportarsi al mondo agricolo in modo da assicurarne un adeguato sviluppo, mentre gli agricoltori, dal canto loro, non sono ancora in grado di fornire, nel settore delle fibre, materie prime e semilavorati di qualità>>.
Siamo ancora lontani, quindi, dall'utilizzo delle fibre di canapa in tutti i comparti del settore industriale?
<<Stiamo lavorando per dimostrare alle aziende nel contempo la sostenibilità economica della canapa e la possibilità di ottenere un prodotto semilavorato di alta qualità, a prezzi di mercato accessibili (a condizione che il processo produttivo segua determinati standard di qualità).
Resta però da superare l'ostacolo della competizione con i produttori che dispongono di tecnologie arretrate ma di mano d'opera a basso costo, principalmente cinesi, rumeni, lituani, ecc.. Per questa ragione stiamo progettando metodi e sistemi di lavorazione che consentano di ottenere filati di canapa di alta qualità, paragonabili a quelle del lino>>.
Di cosa ha bisogno, dunque, il comparto perché possa finalmente diventare una nuova fonte di redditività e occupazione?
<<Senz'altro di investimenti. Il progetto a cui stiamo lavorando è la nuova frontiera per chi vuole avviare un'attività che produca dei risultati economici concreti. Si tratta in realtà di convincere aziende e cooperative agricole, grandi o piccole che siano, a realizzare gli impianti di trasformazione del prodotto agricolo, dove in pratica si "stigliano" le rotoballe di canapa e, perché no anche di lino, e si avviino i semilavorati così ottenuti alle altre fasi di lavorazione industriale, cosa che ormai avviene già da molto tempo in altri Paesi europei. In Francia, ad esempio, nella filiera del lino gli impianti sono spesso gestiti direttamente da cooperative agricole di produttori di lino. Resta però ancora un altro problema da superare se non vogliamo rischiare di essere spiazzati definitivamente dalla concorrenza: la lentezza burocratica e legislativa. In Italia noi siamo stati i primi nel '98, dopo due anni di lunghe ed estenuanti trattative con il Ministero dell'Agricoltura e dell'Interno, ad aver avviato la coltivazione della canapa. Mentre altri Paesi come la Francia, la Germania e la Gran Bretagna, non avendo un sistema di regole bizantine come il nostro, hanno già da tempo avviato iniziative industriali consistenti per l'ingresso delle fibre nella produzione e quindi nel mercato economico europeo>>.
Probabilmente in tutto questo gioca un ruolo fondamentale anche il pregiudizio legato alla canapa.
<<Non vogliamo entrare nella discussione sul proibizionismo, che comunque non ha mai dato risultati positivi ed alimenta l'illegalità, chiediamo piuttosto un po' di pragmatismo e di fiducia nella possibilità di realizzare uno sviluppo pulito e
sostenibile>>.
LA CANAPA
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Gruppo Fibranova si interessa di tutta la filiera di produzione della canapa ed è quindi coinvolta nella risoluzione dei vari problemi che ne limitano l'espansione.
L'attività di ricerca sostenuta dal Gruppo Fibranova è incentrata sulla realizzazione di processi produttivi per fibra tessile di alta qualità. In particolare ci occupiamo di meccanizzazione della raccolta in campo, meccanizzazione dei processi di
decorticazione, ottimizzazione dei processi di degommazione.
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"E' una pianta verde, una pianta molto abbondante e
ubiquitaria, sorprendentemente preziosa da un punto di vista economico, potenzialmente pericolosa, certamente sotto molti aspetti misteriosa".
(Schultes, 1970). La canapa è una pianta erbacea annuale caratterizzata da elevata potenzialità produttiva. E' stata coltivata con successo in aree geografiche molto differenziate dalla Finlandia fino al Sud Africa, dal Canada all'Australia.
... (segue) |
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